Biografia

E’ un’artista visiva che vive e lavora a ridosso dell’appennino piemontese.
Attraverso la pittura, la grafica e progetti dedicati, indaga il tema dell’identità lavorando sul concetto di prossimità e di habitat.
Dopo essersi laureata all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, si è occupata di grafica e illustrazione. Ha seguito progetti nell’ambito dell’arte e dell’artigianato occupandosi di percorsi mirati alla rivalutazione del territorio in collaborazione con Istituzioni e Scuole di ogni ordine e grado. Ha lavorato coma maestra d’opera conducendo il laboratorio di pittura presso Cascina Rossago, centro per adulti con autismo.
Ha al suo attivo diverse mostre collettive e personali, nel 1997 esordisce con il primo premio “24 Accademie di Belle Arti” organizzata dalla Galleria San Fedele di Milano, nel 2007 vince il primo premio del concorso “Città dell’aria” di Colorno ed è tra i finalisti della “Biennale Internazionale” di Roma; nel 2010 partecipa alla mostra “Il mito del vero: il volto e il ritratto” Palazzo Durini, Milano.
Tra i fondatori dell’associazione Artinfiera, ha seguito e curato mostre e manifestazioni, curatrice della mostra personale “Tutte le strade portano a Roma” dell’artista Eric Bellagamba.
Ha approfondito tematiche legate ai sistemi naturali sviluppate poi in residenze d’artista come il progetto “Sull’ape nera” nel 2019 presso AMAC a Pont de Montvert. Le sue opere sono presenti presso collezioni private e Istituzioni.

Il mio lavoro di artista si fonda su un processo continuo di decostruzione ricostruzione e restituzione, in cui l’esperienza personale è la linfa vitale che alimenta la mia creatività. Ogni opera nasce dall’osservazione  e dalla riflessione sui molteplici elementi che compongono il mio universo: elementi naturali, culturali e sacri si intrecciano per dare vita a immagini che raccontano storie di trasformazione e rinnovamento.

In ogni opera, il mio obiettivo è restituire al pubblico una visione del mondo che è l’insieme personale e universale, dove la sacralità della natura e la cultura umana si fondono in un dialogo continuo. Il mio lavoro cerca di scoprire il sacro nei gesti quotidiani. Attraverso questo processo, non solo trasformo i materiali e i simboli che uso, ma anche me stessa. In questo modo il mio lavoro diventa un atto di restituzione, un dono che offro a chiunque voglia lasciarsi ispirare dalla sacralità della vita quotidiana.

L’abito diventa un giardino segreto, un luogo dove la sacralità della natura e la maestria umana si fondono in un atto creativo. La simbologia sacra che emerge è un omaggio alla bellezza intrinseca della vita, alla sua fragilità e alla sua forza, incisa per sempre nell’abito nero che indossiamo come un manto di storie e significati. Così si invita l’osservatore a riflettere sul significato intrinseco della forma e sul potere del vestito come oggetto culturale e simbolico, esperienza che sfida la percezione dell’osservatore, rendendo plausibile il concetto di sacro nella forma.